Dai Paesani a Tokyo: la ventricina abruzzese alla conquista del Giappone
Un nome che rivendica con orgoglio le origini genuine dei proprietari e la dice lunga sull’offerta gastronomica. Prodotti tipici abruzzesi a go go, rigorosamente fatti in casa. Giuseppe arriva in Giappone per amore: dopo una lunga esperienza, in lungo e in largo nel mondo della ristorazione approda nella Capitale.
Nel 1998 è qui che, mentre lavora come Restaurant Manager in un ristorante a Piazza Re di Roma, incontra la sua futura moglie, giapponese. Da lì a due anni volano in Giappone e la passione di Giuseppe per uno dei salumi abruzzesi più apprezzati è la scintilla che mette in moto il suo progetto.
«Mi mancava tantissimo la ventricina e non trovandola da nessuna parte - racconta - ho deciso di produrla da solo. L’esperimento è riuscito e pian piano l’ho fatta conoscere ai ristoranti del posto. Che l’hanno subito apprezzata. Sin da quando sono arrivato in Giappone ho avuto l’idea di aprire un locale abruzzese e la svolta è arrivata nel 2011, quando ho incontrato Davide. Il tempo di pianificare per bene le cose e nel 2014 siamo partiti con il nostro ristorante».
Dove si trova la sua attività, che clientela ha?
«Siamo a Shinjuku, uno dei quartieri speciali di Tokyo. È un importante snodo ferroviario e pullula di centri commerciali, bar, cinema. E poi ci sono anche due grandi atenei, la Waseda University e la Tokyo Fuji University. Molti dei nostri clienti sono professori universitari. Ma più in generale ci collochiamo nella fascia alta di prezzo. Chi viene a mangiare qui lo fa perché è un gourmet e vuole scoprire nuovi prodotti e pietanze».
Quali sono i vostri piatti forti?
«Per i nostri clienti prepariamo praticamente tutti i piatti tipici abruzzesi. Le pizze della tradizione, di granturco, gli arrosticini, l’agnello, gli spaghetti alla chitarra».
Avete una selezione di vini italiani?
«Più che di vini italiani, parlerei di vini abruzzesi. Praticamente in carta ci sono solo vini provenienti dalla nostra regione. Abbiamo una selezione vastissima e i nostri clienti possono scegliere tra quasi 250 etichette, tutte rigorosamente abruzzesi».
Quante persone lavorano nel vostro ristorante?
«Facciamo ottimi numeri pur non essendo grandissimi: abbiamo 30 coperti e riusciamo a gestire tutto in cinque persone. Siamo tre italiani, un ragazzo filippino e uno giapponese».
Cos’è che vi rende unici rispetto agli altri ristoranti italiani di Tokyo?
«L’originalità e la varietà della nostra offerta, ma anche la genuinità. Serviamo oltre venti tipi di salumi abruzzesi, tutti rigorosamente fatti in casa. Le verdure che utilizziamo per le pietanze sono coltivate nel nostro grande orto e sono al 100 per cento biologiche. È sicuramente questo che ci rende unici».
Avete avuto riconoscimenti particolari?
«Il riconoscimento più grande è essere cresciuti tantissimo solo grazie alle nostre forze e al passaparola dei clienti, che quasi sempre vengono qui perché consigliati dagli amici. Grazie a questo meccanismo di fiducia il nostro giro d’affari è cresciuto del 250 per cento in pochi anni»
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Progetti per il futuro, magari un’altra apertura?
«Dai Paesani è soltanto uno. Se pensassi di aprire un altro ristorante vorrebbe dire che forse le cose qui non vanno bene, o che sentirei il bisogno di cambiare offerta ristorativa. Ma io per il momento sto benissimo qui, dove posso coltivare la passione per la mia terra. Qui mi sento un alfiere della tradizione, perché dovrei cambiare?».
Per dirla all’abruzzese, Giuseppe, ora come ora «Stè a mezz a na pezz' di casc'»: sta in mezzo a una forma di cacio. Sicuro, protetto e tranquillo, nell’angolo d’Abruzzo che ha ricreato in Giappone.
ID Anticontraffazione di Eccellenze Italiane n. 8394
Di Alessandro Giannace