All'estero dire Italia significa dire patrimonio artistico ineguagliabile, paesaggi mozzafiato, grandissima varietà culinaria ma, sopratutto, significa dire eleganza e moda. Tuttavia, la moda italiana non è sempre stata rinomata come lo è oggi: all'inizio del secolo scorso, «moda» era ancora sinonimo di Parigi e le case di moda italiane vivevano all'ombra del gigante d'oltralpe. Dovranno passare quattro decenni prima che la creatività nel nostro paese trovi forme espressive nuove e originali, al punto che comprare un abito "fatto in Italia" significhi comprare con esso un’immagine italiana.





I timidi esordi della moda italiana


Durante il Novecento, le esposizioni internazionali erano la vetrina nella quale presentare tutte le novità in materia di invenzioni, nuove tecnologie, arte e ovviamente anche di moda: un'occasione unica per far conoscere le creazioni degli stilisti di ogni paese. Sia l'esposizione di Milano del 1906, che quella di Torino del 1911 dimostrarono però quanto la moda italiana fosse ancora in fase embrionale. Infatti, seppure a seguito del grande evento Torino venne nominata capitale della moda italiana, le motivazioni dietro questa scelta si celavano soprattutto nella vicinanza geografica alla Francia più che nell'originalità delle sue case di moda. A Milano sfilò invece la bellissima collezione di Rosa Genoni, ispirata al Rinascimento. L’intento era quello di promuovere una moda italiana basata sulle ricchezze artistiche del nostro paese; purtroppo non ebbe molto successo al di fuori dei padiglioni dell’esposizione: l'Italia non era ancora pronta a fare questo passo.

Foto
Manichino Sartoriale


Foto
Cappello e Valigia 




La moda e il Fascismo

Il concetto di "italianità" nella moda nacque sotto il Fascismo negli anni Venti e Trenta, con il desiderio di distinguere le creazioni peninsulari da quelle del resto d'Europa. Ecco quindi che si iniziarono ad aggiungere ricami, pizzi, merletti, perline di vetro veneziano agli abiti femminili sempre d'ispirazione francese, poi mano a mano si affermarono anche i capi "fatti in Italia". Inizialmente il concetto di moda Made in Italy era uno strumento politico: gli italiani dovevano identificarsi con lo Stato fascista, con il principio autarchico, e perciò rinunciare a tutto ciò che veniva dall'estero. Inoltre il Fascismo fu promotore di un modello di femminilità opposto a quello dell’esile donna della moda francese: la donna prosperosa e vigorosa che, con le sue forme, simboleggiava il benessere offerto dal regime. A causa delle sanzioni commerciali imposte all'Italia fascista le materie prime erano scarse. Nelle boutique, dunque, si iniziarono a vendere capi fatti da stilisti quali Salvatore Ferragamo e Guccio Gucci con materiali innovativi e reperibili sul territorio: come borse e cinture fatte di pelle di rospo, dentice o capretto, scarpe con le suole di sughero invece che di cuoio, abiti fatti di canapa e ginestra invece che di cotone... era nata la moda italiana.






L’america e l’abbigliamento Made in Italy

Se l'abbigliamento italiano aveva cominciato ad affermarsi già durante il secondo conflitto mondiale, fu con la sua fine che conquistò un pubblico internazionale diventando popolare negli Stati Uniti grazie anche al cinema. Attrici famose sfoggiavano abiti italiani, come il vestito stile impero firmato Gattinoni indossato da Audrey Hepburn per il film "Guerra e Pace". Inoltre, nel 1951, l'Italia attirò l'attenzione su di sé grazie ad una sfilata organizzata nella Villa Torrigiani di Firenze, durante la quale stilisti milanesi e romani presentarono per la prima volta le loro creazioni davanti ai rappresentanti dei maggiori department store d'oltreoceano. Questo evento viene spesso definito come la nascita ufficiale della moda italiana, poichè fu fondamentale per suscitare l'interesse del mercato americano, ormai pronto ad accogliere un'alternativa nuova e più a buon mercato dei costosi capi francesi. Nonostante il suo prezzo più basso, l'abbigliamento Made in Italy, di realizzazione artigianale, era sempre di alta qualità: motivo per cui rappresentava una valida alternativa alla moda parigina. 

Foto
Audrey Hepburn

La "rivoluzione delle taglie"

Fu con l'avvento degli anni Sessanta che la moda italiana iniziò a differenziarsi per raggiungere mercati diversi: nacquero sia il prêt-à-porter di lusso che l'industria dell'abbigliamento confezionato in serie. Il Gruppo Finanziario Tessile di Torino fu l'arteficie della cosiddetta «rivoluzione delle taglie», che per la prima volta metteva sul mercato abiti non di sartoria; "abito pronto" non significava più "abito usato", ma vestiario nuovo a prezzi più accessibili. Successivamente, nel corso degli anni Settanta, le grandi industrie del tessile e dell'abbigliamento decentrarono nuovamente la propria struttura per diminuire i costi: nacquero così tante piccole industrie agglomerate nei cosiddetti "distretti industriali", specializzati, ciascuno di essi, in un particolare tipo di produzione.


Milano capitale della moda

Nel frattempo il primato italiano della moda passò da Roma a Milano, dove lo stilista divenne anche imprenditore e la qualità del prodotto importante quanto il marketing e l'immagine. Nacque il concetto di brand, ovvero il marchio: ciò che cominciò a contare non fu più solamente l'acquistare un prodotto di qualità, ma poter affermare di possederlo attraverso un segno distintivo, il logo. Ne è un esempio Armani: con la sua giacca "destrutturata", cioè senza spalline, non vendette solamente un prodotto innovativo, comodo e adattabile sia alle collezioni femminili che maschili, ma anche un nome e un'immagine tramite i suoi negozi monomarca sparsi in tutto il mondo.


Foto
Salvatore Ferragamo
Foto
La Coppola

Tendenze e contro-tendenze contemporanee 

Dagli anni Novanta ad oggi la moda italiana è diventata un mosaico di stilisti e di tendenze estetiche, che cambiano rapidamente e possono essere acquistate sia nelle boutique che nei negozi delle grandi catene. Alcuni marchi hanno iniziato a delocalizzare la produzione all'estero sotto pressione della concorrenza sia di altri paesi che di catene d'abbigliamento a buon mercato. La cosiddetta anti moda, ovvero quei movimenti come il punk e il grunge che rifiutano le tendenze ufficiali e imposte, sono diventati allo stesso tempo una reazione contro il sistema-moda e pur non volendo anche una parte della moda stessa, che difatti ne riprende alcuni elementi di stile nelle sue collezioni. 


Foto
Shopping a Miano


Foto
notizie Maccarò, la passione culinaria partenopea di Maurizio Tortora conquista la Svizzera   Mangiare presso il ristorante Maccarò a Marais, in Svizzera, significa immergersi in un ambiente rigorosamente partenopeo in cui esplorare i sapori, gli odori e i colori esclusivi della Campania che Maurizio Tortora ha voluto ricreare con tanta minuzia e professionalità. Il ristorante ha quasi dieci anni e ha già riscosso tanto successo. Lo confermano le tante soddisfazioni e riconoscimenti che ha collezionato e di cui Maurizio è tanto orgoglioso. Il merito è da rintracciare nella qualità dei prodotti Made in Italy che sono alla base delle sue gustose specialità e alla passione che il suo staff ci mette nella “missione” di diffondere e tutelare l’autentica tradizione culinaria campana in Svizzera. È impossibile non lasciarsi tentare da una pizza napoletana eccellente che risulta facilmente digeribile e farcita con ingredienti genuini e di qualità. Oltre alla pizza il Maccarò è noto per la sua pasta fresca farcita preparata seguendo le ricette che si tramandano di generazione in generazione. Della sua passione per l’arte culinaria che l’ha reso un grande ristoratore all’estero e dell’importanza di contare su una squadra competente e collaborativa, ci racconta Maurizio Tortora in questa esclusiva intervista.
Foto
notizie Mamma’s Simple Food, la vera cucina italiana che resiste nel tempo in Germania   Presso la cittadina tedesca di Dinslaken vi è un piccolo ristorante italiano chiamato Mamma’s Simple Food. Varcando la sua soglia ci si ritrova catapultati piacevolmente in un’atmosfera che trasuda italianità pura e autentica. Nato negli anni Ottanta come ritrovo per gli italiani emigrati in questa zona che sentivano la nostalgia dell’arte culinaria italiana, questo ristorante nel corso degli anni, resiste e riscuote sempre tanto successo come nel periodo delle sue origini. Il segreto di questo inaspettato successo è da rintracciare nell’atmosfera calorosa e accogliente nella quale vi potrete immergere per degustare prelibatezze italiane cucinate con ingredienti semplici, genuini e di qualità. Il menù del Mamma’s Simple Food è in grado di soddisfare ogni esigenza di palato, anche quella più esigente. Potrete scegliere tra una varietà di piatti tipici italiani che vi faranno esplorare sapori unici nel loro genere. Davvero imperdibile è la panna cotta che ha alla base una ricetta che si tramanda di generazione in generazione da circa trent’anni. Mangiare presso il Mamma’s Simple Food significa sentirsi in Italia e trascorrere momenti memorabili e rilassanti lasciandosi coccolare dal cibo di qualità che non troverete da nessun’altra parte. Ce lo racconta con tanto entusiasmo Rossella Tassone, che rappresenta la terza generazione di ristoratori del Mamma’s Simple Food, in questa esclusiva intervista.
Foto
notizie Fagioli con le cotiche La ricetta dei “fagioli con le cotiche”, uno dei piatti romani per eccellenza, nasce dalla tradizione contadina e, nonostante abbia ingredienti molto poveri e semplici, è diventata con il tempo un pasto tradizionale apprezzato e rinomato in tutta Italia.
Foto
notizie Eiscafè Italia: tradizione e innovazione per un gelato artigianale al 100% italiano   In Germania è possibile gustare l’autentico gelato italiano grazie a Gianluca Esposito e la sua gelateria Eiscafè Italia. Qui si produce il gelato in modo tradizionale da oltre 50 anni. La qualità del gelato dell’Eiscafè Italia risiede nell’ utilizzo di prodotti freschi e naturali. Il gelato alla frutta, ad esempio, viene fatto esclusivamente con frutta vera.  La panna si fa con latte proveniente da Ravensburg.