Ristorante Da Braccini a L' Aia
«Siamo tra i cinquanta ristoranti italiani in Olanda che sono stati riconosciuti come veri italiani» afferma orgogliosamente Monica Braccini, la titolare del Ristorante da Braccini a L'Aia.
Una storia di passione per la cucina che dura ormai da quasi dieci anni. Di padre fiorentino e madre olandese, Monica è cresciuta in Olanda e questa sua internazionalità le dà gli spunti necessari per reinterpretare a modo suo alcune ricette della tradizione italiana.
«I miei clienti apprezzano molto la nostra cucina innovativa e fuori dal comune. Mi piace cercare gusti nuovi e abbinarli tra loro. Per esempio, per condire le paste fresche, esclusivamente fatte da noi, abbiamo creato un pesto di carciofi e mandorle affumicate con scorza di limone cosparso con alcuni pomodorini secchi».
Ci può descrivere le altre specialità del ristorante?
«Direi sicuramente il carpaccio di agnello da latte con vin cotto fatto da noi, oppure la zuppa di pesce, che facciamo ricca e bella densa. Per tutte le ricette mi faccio ispirare dalle cucine regionali italiane, aggiungendovi però un pizzico di creatività. Lavoro molto anche con la faraona supreme (ovvero con il petto dell'animale) che preparo con un ripieno di ricotta, asparagi verdi e tartufo che viene messo sotto la pelle, la carne viene poi rosolata con vino bianco ed erbe. Questo mese sul menù abbiamo avuto anche il fegato alla veneziana, fatto con la ricetta tradizionale, che è stato apprezzato tantissimo. Non facciamo pizza o lasagne, non siamo il classico ristorante italiano».
Si è mai ispirata alle sue origini toscane per alcune ricette?
«Mio padre, trasferitosi qui dall'Italia, è stato a capo di ristoranti importanti a L'Aia. Devo ammettere che a volte utilizzo alcune delle sue deliziose ricette».
Di quali prodotti italiani si serve?
«Tutti i prodotti del mio ristorante sono importati dall'Italia, tranne le verdure e i latticini per motivi di freschezza. Uso moltissimo tutti i derivati del latte di bufala, specialmente il parmigiano di bufala. Lavoro con prodotti di stagione, per cui adattiamo il menù di conseguenza. Questo mese, per esempio, abbiamo introdotto gli asparagi».
È soddisfatta dell'andamento del suo ristorante?
«Sì, lavoriamo quattro giorni a settimana dal giovedì alla domenica e siamo sempre molto pieni. Abbiamo una capienza di 48 coperti e tra la cucina e la sala vi lavoriamo in sei. Io sono sia titolare che chef e mi occupo dei primi e delle carni, mentre Bianca, il nostro sous chef da Napoli, prepara le ricette vegetariane e i dolci.
Direi che il ristorante funziona bene proprio perché offriamo delle specialità italiane un po' diverse e creative. I clienti vengono proprio per mangiare la nostra cucina italiana particolare, o addirittura ci chiamano per fare delle richieste.
Tra due mesi serviremo le scaloppine con grappa e uva, un piatto di 200 anni fa che piace molto alla gente».