Piccola Italia Event Gastronomia: l’executive Chef Daniele Arnold ci racconta la propria visione della cucina
Com’è nata l’idea di aprire un’attività all’estero?
Dopo aver fatto l’alberghiero io e un gruppo di sei colleghi abbiamo deciso di fare questa avventura in Germania rimanendo alla fine soltanto in due. Questo è ormai il terzo o quarto locale e siamo arrivati qui dopo aver fatto molta esperienza e studiato tanto nei grandi ristoranti senza aver accesso ad internet e facendomi le ossa sul campo.
Che piatti offrite all’interno del vostro locale?
Più che ristorazione noi facciamo molto servizio di catering, offriamo piatti della tradizione italiana così come sono stati pensati originariamente. Noi proponiamo questi servizi di catering per qualunque tipo di evento: dal matrimonio al congresso politico. Non ci siamo mai adattati ai gusti locali. Proponiamo molti piatti di carne e pesce come le code di rospo, le sogliole, gamberoni… poi offriamo anche molte verdure bio a chilometro zero che reperiamo in loco.
Che vini proponete invece?
Noi offriamo solo vini italiani e nessun vino tedesco in quanto sono un gran amante del vino italiano che considero i migliori vini al mondo, solo alcuni vini francesi ma che costano davvero molto rispetto a quelli italiani. Abbiamo per esempio un Frescobaldi – Castelgiocondo e in generale vendo molto Brunello di Montalcino e anche Valpolicella.
Seguite molto la stagionalità per i vostri piatti?
Sì sì assolutamente, noi cambiamo il nostro menù in base alla stagione in quanto non mi piace andare al mercato e comprare prodotti che non sono di stagione. Di certo non propongo ai miei clienti durante l’inverno piatti con materie prime che invece crescono durante l’estate.
Secondo lei perché la cucina italiana ha così successo all’estero?
All’epoca quando sono emigrato io all’estero c’erano pochissimi italiani mentre adesso è davvero pieno in giro. Tutte queste persone che hanno a malapena un minimo di esperienza della ristorazione si improvvisano ristoratori e aprono attività che però non hanno molto a che fare con la cucina italiana. Io al contrario di questi individui punto molto sulla qualità e ogni persona a cui faccio servizio di catering mi riconosce questo merito in quanto vede con i propri occhi tutti i passaggi: dalla materia prima al prodotto finale. Quando rispetti la cucina italiana riesci sempre a stupire mentre al contrario hai vita breve.
Avrebbe qualche consiglio da dare ad un giovane che si affaccia per la prima volta in questo mondo?
Ah questo è proprio il mio campo, io faccio anche consulenze ad attività come hotel e ristoranti. Volendo potrei fare anche solo servizi di consulenza ma mi piace troppo cucinare. Il consiglio che mi sento di dare è che prima di iniziare un’avventura del genere bisogna capire se sia davvero quello che si vuole fare nella vita in quanto è un lavoro molto duro.
Qual è la parte migliore del suo lavoro?
La parte migliore è sicuramente quella che ha a che fare con il cibo, toccarlo, provarlo, mescolare, amarlo… quando ami quelli che fai per prima cosa non senti la fatica e poi non faticherai un giorno in vita tua.
Per ora il mio obiettivo è spingere le persone a capire che il futuro sono le verdure biologiche, cioè quello che la terra può offrirti anche nelle tue vicinanze. Cercare anche il piccolo contadino locale che offre i prodotti della sua terra o mangiare un pesce che sappia effettivamente di mare e non di nulla. Giusto in questi giorni dovrei andare ad una conferenza a Norimberga che affronta questi temi: un uso eccessivo di zucchero, i conservanti, la pesca intensiva… cerchiamo di salvare, anzi di salvaguardare, la Terra e quello che può offrirci.