Emporio Ravioli e Casa Ravioli: a San Paolo una cucina italiana di ricordi
Dall’architettura alla ristorazione, senza soluzione di continuità. È una delle tante storie di eccellenze italiane, quella di Roberto Ravioli. Un figlio di emigrati in Brasile che prosegue le nostre tradizioni a San Paolo, grazie a due ristoranti di grande successo, Emporio Ravioli e Casa Ravioli. Prima di gestirli, i ristoranti, Roberto li progettava. «Nasco come architetto, ma mio fratello era già nel settore della ristorazione, aveva delle pizzerie. E così a furia di aiutarlo nel progettare i locali, è affiorata in me la passione italiana. Quella che ti fa vivere per il cibo. Del resto in me era innata, quand’ero piccolo guardavo sempre mia madre cucinare» racconta Roberto. Dopo qualche esperienza con il fratello, nei ristoranti ma anche in giro per eventi e catering, Roberto decide di mettersi in proprio. Agli inizi degli anni ’90 apre l’Emporio Ravioli, poi decide di raddoppiare con Casa Ravioli, a pochi chilometri di distanza. La formula di successo è semplice e consolidata in entrambi i locali.
Che tipo di cucina offri nei tuoi ristoranti?
«Una cucina fatta di ricordi dell’Italia. Cerco però di adattare la nostra grande tradizione alle abitudini dei brasiliani. Qui amano molto i piatti unici, per cui nei nostri menù a fianco a pasta e riso serviamo carne o pesce. Ad esempio va molto forte la carbonara con un filet mignon on the side. Molti clienti italiani si straniscono quando la vedono, ma sono riuscito a farla mangiare anche a loro e hanno apprezzato. E rielaboro anche le ricette classiche: l’amatriciana con il polpo è una di quelle più riuscite».
A proposito di italiani, a San Paolo vivono 6 milioni di persone che hanno almeno un ascendente nel nostro Paese, sono loro la maggioranza dei tuoi clienti?
«Abbiamo una clientela molto variegata, ma logicamente sono tanti i figli di italiani o gli “oriundi” che vengono a mangiare qui. Proprio per quello che dicevo prima: cercano i cibi italiani, per ricordare o ritrovare i sapori delle loro origini».
Avete anche una selezione di vini italiani?
«Rappresentano circa l’80% della nostra offerta. Anche in questo caso le origini sono un aspetto fondamentale. La nostra carta copre praticamente tutte le regioni italiane, dalla Sicilia al Piemonte. E comprende anche etichette di eccellenza come i vini di Soldera».
«Il mio segreto è mantenere una cucina semplice, classica. Con i classici non si sbaglia mai. A patto di saperli cucinare. E i miei clienti sanno che venendo qui troveranno piatti preparati alla perfezione».
Hai avuto dei riconoscimenti o delle soddisfazioni particolari grazie a questo lavoro?
«Molti. La Federazione Italiana Cuochi mi ha appena chiamato per andare in Italia e ritirare un premio per i miei 25 anni di carriera. E poi (lo dice con un pizzico d’orgoglio che non guasta, ndr) ho anche una mia trasmissione TV, sul canale Globo. Mi portano di volta in volta degli ingredienti nuovi e do consigli su come cucinarli».
Hai dei progetti per il futuro?
«Sì, c’è molta carne al fuoco. Voglio riaprire uno dei miei primi ristoranti, “La Madonnina”, anche se con una nuova formula. Poi una pizzeria, per tornare alle origini della mia carriera. E sto pensando anche a un franchising». Il nome, rivela Roberto, è tutto un programma. Si chiamerà “Raviolinho Express”.
Di Alessandro Giannace