DDp The Elves Factory
Il XX secolo non è facile da inquadrare. Mai nella storia dell'uomo si era assistito a un susseguirsi così rapido di periodi di distruzione e ricostruzione: un moto, questo, che ha visto l'occidente ridursi nella sua stessa rovina per poi mutare, trasformarsi, rinnovarsi a ritmo incredibile, quasi frenetico. È la storia della Germania, in particolare, ma anche della Francia, di Londra, e in parte anche di Roma, colpite dai bombardamenti. Certamente, questi passaggi repentini da un'epoca all'altra, da un modo di vivere borghese a uno sempre più incentrato sull'affermarsi delle masse operaie prima e impiegatizie poi, ha lasciato dietro di sé uno sciame di testimonianze, di cimeli del passato. Proprio il passato, "il perduto", per dirla con Proust, è diventato un culto: dall'apologia della vittma, a uno dei serbatoi più preziosi dai quali attingere alla ricerca di autentici tesori. Di conseguenza, tra le altre cose, il XX secolo è anche il secolo del collezionismo. Un campo sterminato e ambio, del tutto restio a osservare quale scarto l'oggetto caduto in disuso, non più alla moda, o addirittura gettato nella spazzatura.
La DDp The Factory Elves, pure non trattando necessariamente oggetti d'antiquariato o merce antica, ha adotatto una politica in linea con questo pensiero, dimostrando come il consumismo non sia un ostacolo per l'artigianato e per l'arte contemporanea: al contrario, proprio come ha insegnato a suo tempo Warhol e dalla pop art in genere, ciò che spesso viene scartato dalla massa può diventare un elemento prezioso nelle giuste mani. Ed è proprio ciò che accade nel piccolo laboratorio artigianale di DDp The Elves Factory. Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda all'artigiana: Doda Angeletti.
Che cos'è il DDp The Elves Factory?
Si tratta di un'attività artigianale che prevede il riutilizzo di materiali di scarto, con il quale produrre borse e altri accessori.
Com'è nata questa idea?
È stato come in un film. Ho portato a termine un percorso di studi, in lingue per essere precisi. Poi ho lavorato in uno studio legale, e ancora più tardi per una ditta di appalti.
E dopo?
Dopo ho deciso di cambiare completamente vita, e ho cominciato a pensare di guadagnarmi da vivere attraverso questo lavoro.
Una scelta coraggiosa. Cosa è successo di preciso?
Non un fatto particolare. Semplicemente ho deciso di cominciare a vivere, a vivere davvero per quella che è sempre stata una delle mie passioni. In questo modo non solo mi sento vicina a un tema particolarmente caro come l'ambiente, ma riesco anche nel dare sfogo e sentirmi soddisfatta attraverso la creatività. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la mia famiglia.
L'hanno sempre supportata?
Hanno fatto di più. Mi hanno insegnato tutti I rudimenti per avere a che fare con I materiali più disparati. Mio nonno, per esempio, mi ha introdotto alla falegnameria, mia mamma invece era ceramista... insomma, ho fatto scorta di consigli e insegnamenti in diversi settori, diventando qualcosa di simile a un'artigiana polivalente. O come dice mio padre, un'artista.
Dopotutto l'arte è anche questo: riuscire a far dialogare materie diverse, no?
Esattamente.
Qual è il suo pubblico? Dove si sente più valorizzata?
Sicuramente da chi conosce di persona il mio lavoro e il mio modo di approcciarmi a quello che faccio. Tutti I miei articoli sono unici, e non sono ripetibili. Dunque il mio lavoro comporta una precisa scelta di mercato: quella di un pubblico sensibile alla creazione artistica, al vero lavoro artigianale, e anche alla corretta etica nei confronti dell'ambiente.
Quindi un pubblico ristretto ma affezionato...
Proprio così. Per quanto difficile è una scelta che, almeno nel mio caso, dà diverse soddisfazioni: per esempio, una cliente, si è detta ancora soddisfatta di una borsa che ha acquistato da me tre anni fa. La usa tutti I giorni ed è ancora in perfetto stato. Anche questa è la qualità dell'artigianato: prodotti durevoli e di pregiata fattura. Un'altra grande soddisfazione è la costanza del pubblico, che dopo aver comprato qualcosa da me torna a farmi visita per regali, altre occasioni o semplice curiosità.
Partecipa a qualche evento?
Sì, per esempio da due anni seguo la fiera dell'artigianato di Firenze, ma in particolare la sezione riciclo. È lì che si trova il mio pubblico, ed è lì che riconosco e riconoscono di più il mio lavoro. Partecipo anche ad altri eventi, soprattutto quelli interessati al tema dell'ambiente e del riciclo.
Prospettive per il futuro?
Riuscire a proseguire con questo mestiere. Si tratta di una strada che percorro da sola: non è di certo facile, ma credo che il vero artigianato sia esattamente questo, un'artigiana con la sua arte, e nient'altro. Niente supporti, affiliazioni o collaborazioni con grandi agglomerati, per così dire, "artigianali". La mia è stata soprattutto una scelta di vita. Riuscire a proseguire in questo percorso è quanto di meglio possa augurarmi. Magari, un obiettivo, è quello di sensibilizzare sempre più il pubblico all'attenzione verso l'artigianato e I prodotti di qualità, oltre che verso il tema dell'ambiente, per me davvero fondamentale.
ID Anticontraffazione 7167