Tenuta Maffone
CATEGORIA: aziende agricoleID ANTICONTRAFFAZIONE N.6566
La Tenuta produce attualmente circa 8.000 bottiglie di Ormeasco, 56.000 di Pigato, 4.000 di Sciac-trà, 1.000 di Grappa di Ormeasco, oltre a olio extravergine di olive taggiasche!
Tenuta Maffone è la storia di una famiglia e di un piccolo angolo di Liguria. Una terra unica chiamata "Frazione Acquetico", a 500-600 metri sul livello del mare, baciata dal sole ed accarezzata dai miti venti del Mediterraneo; un minuscolo lembo di terra abitato da poche decine di persone in provincia di Imperia. Un luogo magico dove la tradizione del "fare il vino e l'olio buono" si intreccia con la ricchezza delle risorse naturali circostanti.
Dal 1950 i vigneti di Tenuta Maffone incantano chi li scopre e regalano vini raffinati dall'indimenticabile "sapore di Liguria". Una produzione preziosa, rigorosamente DOC che comprende Ormeasco di Pornassio, Ormeasco Sciac-Trà e Pigato della Riviera Ligure di Ponente. Ma anche grappe distillate di vinacce altamente selezionate ed una linea imperdibile di Olio extra-vergine di oliva mosto non filtrato. Tenuta Maffone è una "storia di Liguria", una storia da scoprire e raccontare.
ECCELLENZE CORRELATE
E’ una questione di stileCascina Palazzo: due parole quasi in contrasto.
Sembra un gioco di uno scenografo teatrale: un palazzo signorile del ‘600 che spunta fra le colline dell’Alta Langa.
È un edificio completamente diverso dall’architettura tipica delle tradizionali cascine di Langa, perché fu costruito come residenza di campagna per una famiglia della nobiltà torinese.
Immaginiamoli, gli aristocratici torinesi barocchi, incipriati e imparruccati, salire sulla carrozza nel cortile del loro palazzo di città, dopo che i domestici avevano caricato i bauli, e partire verso le terre allora selvagge dell’Alta Langa.
È tempo di feste, di balli, di caccia, di quel breve periodo di villeggiatura spensierata che l’aristocrazia sabauda si concedeva fra gli affari e le guerre.
Nel 1915 il mio bisnonno Luigi acquista il palazzo da un discendente della nobile famiglia torinese e lo trasforma in cascina.
Immediatamente cambia lo spirito del luogo: non più feste e villeggiatura, ma il lavoro duro della campagna.
Pianta subito degli alberi di nocciole, ben 300, che colloca nei versanti di terreno più soleggiati.
All’inizio l’attività della cascina comprende anche l’allevamento di buoi da lavoro, l’animale più usato nella vita agricola del tempo. Mano a mano, con il progredire delle macchine e dei trattori, l’allevamento dei buoi si è ridotto, lasciando sempre più spazio alle nocciole.
Così mio nonno Alberto, poi mio papà Angelo hanno costantemente ampliato la superficie destinata alle nocciole.
Per chi nasce in una cascina dell’Alta Langa, le nocciole sono compagne di vita fin da bambino, prima per giocare ad arrampicarsi sugli alberi, poi per fare merenda con la torta di nocciole preparata dalla nonna.
Questa è stata la mia infanzia: andavo nel noccioleto con mio papà, che mi raccontava e mi trasmetteva le sue conoscenze su come lavorare e preparare il terreno, come potare i rami, come controllare gli insetti.
Adesso tocca a me. Insieme a mio papà Angelo, mia mamma Rosalia, mia moglie Elisa, e i miei figli Mattia e Andrea a cui sto insegnando come amare e prendersi cura delle nocciole.
Come ogni persona che mi ha preceduto, ho voluto dare il mio tocco personale a Cascina Palazzo: così ho deciso di aggiungere alla coltivazione e alla raccolta delle nocciole anche la tostatura e la lavorazione. Per ottenere la crema, la pasta, la granella, la farina di nocciole. Tutto fatto in casa. Da noi. Con le nostre nocciole.
Manuel Quazzo