L’azienda agricola Cardelli nasce nel 2012, quando Danilo, nato e vissuto ad Albaretto Torre, contadino per vocazione, ha deciso, insieme a sua moglie Marika, di far conoscere il vino della sua terra a tutti. Danilo si occupa personalmente della conduzione dei vigneti, lavoro che richiede un impegno costante in quasi tutti i mesi dell’anno, e lo fa con la dedizione propria di chi crede in ciò che la natura è in grado di offrire. La superficie vitata dell’azienda è di circa 5 ettari, esposta prevalentemente sul versante sud, sud-ovest della collina, ad un’altitudine di 500-600 metri slm. Ogni vigneto si estende in terreni con una posizione meravigliosamente panoramica nelle colline dell’alta langa, dove l’amore per la terra e per la tradizione è ben radicato nell’animo di coloro che qui sono nati e cresciuti. Si dice che in un passato non così lontano gran parte dei terreni che circondano Albaretto Torre fosse coltivato a vite e che poi, dalla metà degli anni cinquanta, gran parte delle piantagioni siano state estirpate per far posto a noccioleti. Gli anziani ricordano con nostalgia il dolcetto che ognuno di loro produceva nel nostro piccolo paese per sé e la sua famiglia: un vino di facile beva e ideale per tutto il pasto, ma allo stesso tempo profumato, corposo, armonioso.. L’obbiettivo di Danilo è proprio questo: produrre un vino d’altri tempi, genuino, assolutamente non manipolato, specchio della terra in cui crescono i suoi vigneti. Per questa ragione la maggior parte di essi, tutti di recente impianto, è vitata a Dolcetto,alcuni a Barbera. L’elevata escursione termica giornaliera, cioè lo sbalzo di temperatura fra il giorno e la notte, che caratterizza il clima delle nostre colline, dona all’uva un gusto ed un profumo ineguagliabile. Lavorando da sempre a contatto con la terra, Danilo ha maturato un’esperienza impareggiabile: conosce e sa lavorare con cura i suoi vigneti, ha appreso e affinato le tecniche per mantenerli sani e creare un ottimo prodotto nel rispetto della qualità e della tradizione. Il Dolcetto diventa, quindi, l’espressione di un territorio che il passaggio in cantina non ha minimamente mutato.