Restaurant Rössli ''Al Cavallino'': gusti da tutto il mondo
Com’è nata l’idea di aprire un’attività all’estero?
È sempre stato il mio sogno quello di aprire una attività completamente mia dopo aver lavorato anni nella gastronomia. Questa passione deriva dalla mia famiglia che ha sempre amato cucinare, così 13 anni fa ho deciso di aprire questo ristorante che va tutt’ora a gonfie vele.
Che tipo di cucina proponete?
Noi non facciamo la classica cucina tradizionale italiana ma cerco sempre prodotti di qualità provenienti da tutto il mondo. Per esempio cerco di reperire tipi di carne particolare come la Wagyu, la carne di bisonte… abbiamo una vastissima scelta di carni cucinate in modi diversi per esempio sulla pietra con cottura a 800 gradi, oppure cotture con affumicature diverse tipo alla mela, alla ciliegia… offriamo anche paste fresche con prodotti particolari cercando di offrire prodotti stagionali, infatti cambiamo il nostro menù quattro volte l’anno.
Quanto è importante l’estetica del piatto nella sua cucina?
Per me vale l’80% del piatto, il primo impatto è sempre importante e come si dice spesso anche l’occhio vuole la sua parte; poi ovviamente deve esserci il gusto che abbassa il valore dell’estetica al 5%. Il valore dell’estetica al giorno d’oggi vale sempre di più anche perché hanno avuto uno straordinario successo programmi di cucina come Masterchef. Tutte le persone hanno capito che un piatto deve essere bello.
Che materie prime utilizzate?
A parte la carne che come le dicevo prima viene da tutto il mondo, per quanto riguarda il resto degli ingredienti utilizziamo tutti prodotti biologici che ci vengono spediti tutte le settimane. Tutta la pasta è fatta fresca e cucinata al momento da noi. Poi per il resto ci affidiamo ad un supermercato “gourmet” che rifornisce molti ristoranti con prodotti di alta qualità.
Quanto ci mettete a studiare l’estetica di un piatto?
A dir la verità tutte le composizioni mi vengono spontanee al momento. Mi piace così tanto farlo che le varie creazioni dei piatti mi vengono davvero subito. Spesso mi vengono in mente addirittura piatti “strani”, per esempio adesso sto ultimando un maiale in crosta di caffè con una salsa al cioccolato e passion fruit di accompagnamento. Cerco di fare queste cose un po’ pazze che piacciono molto ai miei clienti.
Che vini offrite?
La nostra è una carta con vini internazionali con anche molti vini italiani che toccano tutte le regioni. Inoltre, abbiamo molti vini anche dal Sud America, dalla California, Australia… un po’ di tutto diciamo.
Offrite anche un servizio di catering?
Sì offriamo il servizio di catering per diversi eventi: offriamo questo tipo di servizi per matrimoni, lauree, compleanni… offriamo finger food serviti su piatti molto eleganti.
Qual è la parte più bella di questo lavoro?
Guardi io sono chef ormai da 25 anni e la parte più bella di questo lavoro è sicuramente fare contento il prossimo solo con un piatto. Questo ti ripaga dei tanti sacrifici fatti per creare quel piatto.
Cosa consiglierebbe a qualcuno che volesse intraprendere un’avventura in questo campo?
L’unico consiglio che mi sento di dare è che bisogna essere consapevoli che fare lo chef o essere proprietario di un’attività comporta molti sacrifici. Il lato positivo è che questi sacrifici sul lungo termine possono dare tantissime soddisfazioni soprattutto sul lato umano attraverso i complimenti dei clienti. Le faccio un esempio, tempo fa facemmo un catering per 150 persone e una volta terminato uscimmo fuori in sala e ci applaudirono tutti, fu una cosa così emozionante che quasi mi scese una lacrimuccia. Se hai voglia di fare qualcosa e ci metti tutto te stesso raggiungerai qualunque obiettivo.
A chi si ispira per la realizzazione dei suoi piatti?
La mia più grande ispirazione è sicuramente lo chef Antonino Cannavacciuolo. Sono andato a mangiare da lui più volte e sono stato proprio ospite da lui. Il suo lavoro mi ispira davvero molto, ovviamente ogni piatto deve essere personalizzato perciò mi lascio anche ispirare dalla mia creatività. A volte escono anche schifezze però il segreto è continuare a provare, a volte mi escono dei piatti così belli che penso “wow vorrei proprio essere io al tavolo”.