Pizza Uno a Chênée: dalla Sicilia con amore
La Sicilia e il Belgio: un connubio vincente. E se Salvatore Adamo - il cantautore italo-belga originario di Comiso - ha ottenuto il successo grazie alla sua voce, Domenico Ammavuta da Palermo lo ha invece letteralmente modellato con le sue mani. Conferendogli le fattezze della grande tradizione gastronomica italiana.
Pizza e pasta di qualità nel distretto di Chênée, a Liegi, punto di riferimento per chi vuole mangiare italiano. Pizza Uno è il nome del suo ristorante, che ha una storia ormai ventennale. E punta sulla conduzione familiare per tenere alta la reputazione in cucina degli italiani. Domenico, ma tutti lo chiamano Mimmo, racconta così la sua storia.
«Sono arrivato in Belgio nel 1980, come tanti altri siciliani. La mia terra non mi offriva molte possibilità, mentre qui mi sono realizzato. Ci ho messo del tempo, ma alla fine ce l’ho fatta e dopo tanta gavetta nel mondo della ristorazione, nel 1994 sono riuscito ad aprire il mio ristorante».
Che tipo di ristorante è?
«Siamo un’azienda a conduzione familiare. Lavoriamo in cinque, siamo tre persone appartenenti alla stessa famiglia più due dipendenti esterni. Il nostro target, essendo principalmente una pizzeria, non è il cliente “top”, ma la gente comune. Ci collochiamo in una fascia media di prezzo. Vengono a mangiare da noi molte persone del posto e logicamente anche tanti emigrati che vogliono ritrovare i sapori di casa».
Ecco, quali sono i sapori della vostra offerta?
«Pizza e pasta, rigorosamente fatti in casa. Per la pizza seguiamo un lungo processo di lievitazione, di 24 ore, e poi la serviamo stesa in maniera molto sottile. Vanno molto le classiche, anche se la più richiesta è quella alla Parmigiana, con le melanzane, e questo da siciliano mi rende contento. Parlando di pasta, invece, i piatti forti sono le lasagne classiche, al ragù, e i rigatoni ai quattro formaggi: ogni giorno ne sforniamo centinaia di porzioni».
Sempre parlando di Italia, avete anche una selezione di vini del nostro Paese?
«Sì, certo, non potrebbe essere altrimenti. Abbiamo tutti i grandi classici sia rossi che bianchi e in particolare, proprio per accentuare la percezione di una scelta italiana, adesso stiamo spingendo sulla cantina di Al Bano, che non solo rappresenta in giro per il mondo la canzone italiana, ma imbottiglia vini di ottima qualità, come ad esempio il primitivo, uno dei tanti che abbiamo in carta».
Cos’è che vi distingue dagli altri ristoranti, rendendovi un’eccellenza?
«Il fattore familiare. C’è grande feeling tra di noi e facciamo il nostro mestiere con amore. E la lavorazione delle materie prime nel nostro laboratorio. Sia l’impasto della pizza che la pasta fatta in casa, che offriamo in tutte le sue varianti, lasagne, tortelloni, cannelloni. Infine, non di meno importanza, la provenienza rigorosamente italiana di tutti i prodotti. Paghiamo un po’ di più e si alzano i prezzi, ma la qualità è garantita».
Avete avuto riconoscimenti particolari per la vostra attività?
«Ho ottenuto dei buoni piazzamenti nelle rassegne internazionali per pizzaioli: ottavo posto nel 2012 all’Europeo, nono nel Mondiale del 2014, non male».
Cosa c’è nel futuro di Mimmo Ammavuta?
«Sono concentratissimo sulla mia attività, ma siccome le cose girano molto bene, stiamo pensando a una prossima apertura, sempre qui in Belgio. Ancora con la stessa formula, abbiamo in cantiere il “Pizza Uno Bis”. Pensavo di chiamarlo “Pizza Due”, ma poi la clientela non avrebbe capito che si trattava sempre di noi».
La strada è ormai tracciata e “Inch'Allah, se Dio Vuole” - cantava Adamo - la “famiglia “di Mimmo è pronta ad allargarsi.
ID Anticontraffazione di Eccellenze Italiane n. 8395
Di Alessandro Giannace