Passito di Pantelleria: dalla storia alla tavola
Per poter ricostruire la storia di questo vino bisogna andare molto indietro nel tempo. Le prime testimonianze circa la sua produzione risalgono a più di duemila anni fa. Fu, infatti, il generale cartaginese Magone uno dei primi a parlarne nei suoi taccuini.
Per poter ottenere il passito è necessario che l'uva da cui proviene abbia subito un processo di appassimento, che può avvenire sia quando la bacca è ancora sulla pianta sia dopo la raccolta. Un'altra condizione necessaria affinché possa parlarsi a tutti gli effetti di passito è il periodo di affinatura, che deve arrivare almeno fino al primo luglio dell'anno successivo a quello della vendemmia.
Il Passito di Pantelleria si presenta alla vista di colore giallo dorato, con riflessi ambrati. Il profumo è aromatico, con sentori di frutta matura e fichi secchi. Il sapore è dolce, ma dalle note agrumate e leggermente piccante, mentre al palato risulta rotondo e cremoso.
Per molti il Passito di Pantelleria è un vino "da meditazione", ovvero da gustare con lentezza, sorseggiandolo, anche da solo. Se invece lo si vuole accompagnare a un piccolo pasto, gli abbinamenti più azzeccati sono sicuramente i dolci, specialmente quelli secchi e a base di mandorle o con confetture leggermente acidule, che ne mitigano la dolcezza. Ottimo anche in accompagnamento a formaggi erborinati, anche questi accompagnati da confetture o miele.
Articolo di: Eleonora Lisi