'Dolce Vita' a Baku: un'eccellenza per occhi e palato
Rievoca un celebre film di Federico Fellini, ma anche un termine che descrive un preciso periodo storico associato a una particolare predisposizione d'animo, con la quale si riesce a godere appieno delle bellezze e dei piaceri che la vita ci offre. Oltre a tutto questo, la Dolce Vita è anche una bandiera dell'eccellenza italiana, un ristorante di grido a Baku, in Azerbaijan.
Sorge all'interno del Boutique 19 (del Gruppo Baku Hospitality), un business hotel nel cuore storico della città.
Il ristorante, come l’hotel, ha aperto i battenti recentemente nel dicembre del 2017, mantenendo il nome del precedente locale, un'istituzione alla fine degli anni '90 nonché primo ristorante italiano aperto a Baku.
Executive Chef Vincenzo Squarciafico
Nella sua lunghissima esperienza in Russia - durante la quale ha ricoperto posizioni di altissima responsabilità nelle strutture più prestigiose del Paese - è rimbalzato tra Mosca e San Pietroburgo, cucinando per Andrea Bocelli, Toto Cutugno, Demi Moore, Whitney Houston, Antonio Banderas e Giorgio Armani.
Uno chef superstar abituato a un certo tipo di clientela, che così parla della sua nuova esperienza.
«Dolce Vita - spiega Vincenzo - è un ristorante italianissimo sotto tutti i punti di vista, non solo per la cucina. A partire da design e arredamento: a terra abbiamo le piastrelle di Vietri, decorate a mano.
Quando le ho viste, da irpino, mi sono quasi commosso. E poi in sala si trova quel gusto un po’ rustico dato dal legno, raffinato da molte lavorazioni e rivestimenti in rame».
Con queste premesse, la clientela sarà di rango elevatissimo...
«Il nostro target è medio-alto. Ma abbiamo deciso di offrire anche menù dai prezzi accessibili a tutti, senza lesinare sulla qualità. È una scelta con cui vogliamo spaccare il mercato».
Quindi cosa trova spazio nel vostro menù?
«I grandi piatti della tradizione italiana, come le tagliatelle alla bolognese o gli spaghetti di Gragnano alla carbonara, rivisitati in chiave gourmet. Soprattutto sul piano estetico. All’est si mangia prima con gli occhi, un piatto di successo deve avere una cura maniacale nella presentazione. Se non è così arrivano plateali lamentele».
Quali sono i piatti che vi rappresentano di più, o comunque quelli più richiesti?
«Al momento il tiramisù e la parmigiana di melanzane. Va forte anche il filetto alla Rossini, un piatto che proprio ora celebra 150 anni di storia. Io, invece, mi sento molto rappresentato dai ravioli ripieni d’anatra con castagne, fonduta di parmigiano e salsa allo zafferano e dal filetto d’anatra al melograno. Due piatti che esaltano l’italianità, sfruttando anche la ricchezza del territorio. L’Azerbaijan è ricco di castagne e melograni».
A proposito di materie prime, avete difficoltà nell’import?
«Qui non abbiamo nessun problema per gli approvvigionamenti. In Russia, con le sanzioni economiche in vigore, eravamo in difficoltà. Riusciamo a importare tutti i prodotti ‘insostituibili’. Per il resto, invece, fa tutto il clima, molto più mite. Quindi c’è un’ottima produzione di frutta e verdura».
Quindi importate anche il vino dall’Italia?
«Sì, in carta abbiamo tutte le più importanti etichette. Anche se qui la richiesta è ancora bassa e non c’è molto mercato».
Qual è il vostro elemento di esclusività?
«Mi impegno con tutto me stesso sull’identità del locale, che dev’essere italiana al 200%. Non scendo a compromessi, per i sapori caratterizzanti uso solo prodotti italiani e ho grande rispetto delle tradizioni. So di molti chef che “cedono” alle richieste dei clienti e magari mettono la panna nella carbonara. Io credo invece che bisogni “educare” il cliente spiegandogli le radici della tradizione e che una carbonara con la panna, semplicemente, non è una carbonara».
Cosa c’è, invece, nel futuro?
«Sono molto ottimista. Mi sono trovato benissimo qui, sia con il Gruppo Baku Hospitality e adoro la mia nuova vita. L’Azerbaijan è un posto molto caldo in tutti i sensi, il clima è gradevole, la gente mi ricorda quella di Napoli. Vogliamo aprire altri due ristoranti Dolce Vita, sempre qui a Baku, entro la fine dell’anno e stiamo pensando a nuove formule».
Le parole di Vincenzo, ricordano, guarda caso, le stesse che utilizzava Fellini per parlare del suo film più discusso: «La Dolce Vita, per me, lascia in letizia, con una gran voglia di nuovi propositi. Dà coraggio, nel senso di saper guardare con occhi nuovi la realtà».
Di Alessandro Giannace
ID Anticontraffazione di Eccellenze Italiane n. 8481