Fattoria Laurenzi Nerino Umbro
CATEGORIA: agroalimentare, aziende agricoleID ANTICONTRAFFAZIONE N.7707
LE RADICI E IL CUORE
Il casale è il cuore pulsante della Fattoria Laurenzi.
Tra le sue antiche mura e nei campi circostanti si svolgevano le attività che, con il susseguirsi delle stagioni, ritmavano il lavoro della terra, la raccolta dei suoi frutti, la cura degli animali.
In particolare i preziosi maiali, dei quali niente andava sprecato e che venivano alimentati con i prodotti sani della terra: ghiande, mele, patate, semola, crusca e verdure.
Da questa terra incontaminata e da questa antica tradizione proviene il Nerino della Fattoria Laurenzi, che ancora adesso vive nei campi attorno al casale di nonno Mario.
Cibo e cultura
L'uomo è un animale che non mangia solo con la bocca e non lo fa necessariamente spinto dalla fame. Il cibo è cultura e per gustarlo fino in fondo occorre apprezzarlo nella sua pienezza.
Il benessere e la felicità degli animali
Il sapore della carne di animali allevati allo stato brado è diverso da quello della carne che viene da animali di allevamento. Diversa e superiore è anche la qualità della carne. Queste differenze possono essere spiegate a livello scientifico e derivano dalla tipologia degli animali utilizzati, dalla qualità della loro vita, dal cibo che assumono e perfino dal grado di stress al quale vengono sottoposti. Si potrebbe dire che molto dipende anche dalla loro felicità.
Armonia tra gli animali e l'ambiente in cui vivono
Il nostro obiettivo, la nostra mission, è di far vivere i nostri animali nel modo più naturale che ci è consentito, stressarli il meno possibile, curare la qualità del loro cibo e dell'ambiente in cui vivono, controllare costantemente non solo le loro condizioni di salute, ma il loro stesso benessere. In poche parole nella nostra azienda miriamo a creare le migliori condizioni di armoniatra gli animali e l'ambiente che li ospita.
La filiera locale di Nerino
Spesso, anche in Valnerina e a Norcia vengono venduti come prodotto tipico carni di maiale lavorate in zona, ma non provenienti da allevamenti locali (che sono pochissimi). La nostra azienda propone un prodotto proveniente da una filiera interamente locale, con animali allevati nel nostro territorio, che si nutrono di cibo locale e che vengono lavorati localmente.
Le condizioni che creiamo ed il lavoro che facciamo nel nostro allevamento non solo influiscono positivamente sul prodotto finale, rendendolo un vero e proprio tesoro gastronomico, ma determinano un ulteriore valore aggiunto di carattere culturale. Lo fanno nella misura in cui riusciremo a farvi sentire coinvolti nel nostro progetto. Per questo l'altro nostro obiettivo è di creare un rapporto di fiducia con i clienti e condividere la cultura del territorio, la tradizione che in esso ancora vive nella gastronomia, nella tipologia di allevamenti e nel trattamento delle carni. Nella speranza di farvi gustare fino in fondo il sapore del nostro lavoro e delle nostre idee.
IL SUINO NERO, TESORO PERDUTO D'ITALIA
I suini dei nostri antenati erano i maiali neri, la razza tipica italiana, formata da soggetti a crescita lenta, ma con una carne di elevata qualità, adatta alla produzione d'insaccati e prosciutti di pregio.
Nel Novecento però, il maiale rosa, importato dal Nord Europa, prese il sopravvento negli allevamenti intensivi e nel confezionamento di prodotti sempre più industriali e omologati.
IL RITORNO DI NERINO
Oggi, grazie alla Fattoria Laurenzi, il suino nero è tornato in Valnerina. Dove peraltro era sempre rimasto, seppure soltanto negli affreschi delle nostre chiese, nelle quali il maiale nero è di frequente raffigurato con Sant'Antonio.
ECCELLENZE CORRELATE
E’ una questione di stileGiacomo Boveri
Le origini della mia azienda si perdono tra la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento. Dalle ricerche che ho effettuato presso le locali anagrafi sono riuscito a risalire fino a Boveri Giovanni Antonio, mio trisnonno paterno, qualificato “contadino” nel certificato di morte, coniugato con Borasi Domenica, anch’essa contadina, nato nel primo ottocento. La documentazione a mie mani, peraltro, lascia supporre che anche i suoi antenati svolgessero l’attività di agricoltore che quest’ultimo ha così ereditato.
La particolarità della mia famiglia, che fortifica l’origine e la tradizione contadina dell’azienda ma, soprattutto, le sue origini autoctone, consiste nel fatto che discendo da Boveri sia da parte paterna che dal lato materno come si vede dalle fotografie che sono riuscito a recuperare.
I miei antenati...
Dal Giovanni Antonio sopra menzionato nacque Boveri Luigi (1861-1933), mio bisnonno e, da questi Boveri Giuseppe (1894-1958), mio nonno, fino a Boveri Piero, mio padre. Dal lato materno, anch’esso di discendenza Boveri, ho rintracciato Boveri Giorgio (1846-1928), marito di Lugano Annunziata, miei bisnonni, genitori di Boveri Luigi (1882-1951), fino a mia madre, Boveri Carla. Il ramo Boveri “materno” gestiva i propri possedimenti utilizzando l’istituto della mezzadria mentre il ramo familiare di origini paterne ha sempre gestito le proprietà con manodopera salariata regolarmente registrata come sto facendo io tutt’oggi.
A quei tempi, il ruolo dell’agricoltura e dei proprietari terrieri nello scenario economico erano ben diversi. Basti pensare che i miei antenati, nelle carte di identità, erano qualificati come “benestanti”.
Al termine degli studi di perito in telecomunicazioni, facendo una scelta in controtendenza per il periodo storico che stavo vivendo (era il 1988, quando un posto pubblico o presso una grande azienda era ai tempi facilmente accessibile e garantiva una vita tranquilla e senza rischi) ho preso la decisione di continuare la tradizione di famiglia, dedicandomi completamente alla gestione dell’azienda agricola di famiglia.
Col trascorrere degli anni ho impostato l’attività con l’intento di aumentare la superficie aziendale e migliorare le tecniche di vinificazione. L’obiettivo che mi sono sempre prefissato è stato quello di promuovere e sviluppare un prodotto legato al territorio. E’ per questo motivo che, tra le etichette che produco, oltre alla tradizionale barbera, ho voluto scommettere anche su vini quali il “timorasso” e la “croatina”, originari proprio delle colline ove si fonda la storia della mia famiglia, per lungo tempo abbandonati ma che ora stanno scoprendo una nuova giovinezza.
Dal 2010 Giacomo Boveri è stato affiancato in questo cammino dalla moglie Sara Bonadeo che ha lasciato la professione di avvocato, preferendo la socialità e la convivialità che solo il vino è capace di far nascere tra le persone. Dalla loro unione è nato Giovanni, attualmente sedicenne, studente liceale con la passione del calcio.